Mefite e l'età dell'oro dell'acqua
di FERDINANDO MARFELLA
L’acqua è principio di tutte le cose secondo Talete di Mileto, considerato il primo filosofo occidentale. Come si ricava da un passo della Metafisica di Aristotele, "principio" è ciò che tutto include e da cui tutto è incluso. Ciò che dà inizio, ciò che è sorgente di tutte le cose. Sorgente è il significato della parola arkhé, che in greco esprime il significato di "principio": in principio era l’acqua. Un concetto simile ci viene tramandato dalla religione ebraica: lo spirito del Dio degli Ebrei aleggiava sulle acque prima che desse forma alla terra e la separasse dal cielo.
L'acqua è fondamentale per la vita e da sempre condiziona le attività umane. Tutti i popoli hanno bisogno di acqua per sopravvivere. L'acqua è strettamente legata alle attività per poter prosperare in un territorio.
Il concetto di acqua potabile è cambiato nell’arco dei secoli in base al rapporto che le popolazioni hanno avuto via via con l’elemento acqua. Le antiche genti italiche che avevano occupato le nostre valli in seguito a migrazioni - e che avevano rimpiazzato altre più antiche popolazioni che vivevano fino al loro arrivo negli stessi luoghi - qui si stabilirono in considerazione della disponibilità di acque potabili di cui potersi approvvigionare per vivere, alimentarsi, allevare il bestiame, irrigare i campi. Esse bevevano preferenzialmente acqua di fonte riconoscendone l’elevato valore sacro per la vita. Assieme alla disponibilità di acqua potabile, in loco erano presenti altre sorgenti, più tetre e inquietanti, che emanavano vapori solforosi perché in contatto con un altro mondo, probabilmente percepito ed interpretato come un’emanazione del regno infero.
L’idrogeno solforato ha lo stesso odore delle uova marce e in concentrazioni anche abbastanza modeste può provocare la morte per embolia polmonare. Anche emissioni di anidride carbonica potevano avere manifestazioni eclatanti al punto che gli antichi le interpretavano come interventi divini: gli uccelli precipitavano al suolo esanimi; piccoli animali si accasciavano senza vita a causa delle esalazioni di gas che si accumulavano in conche presso sorgenti o laghi poiché al suolo l’atmosfera era satura di anidride carbonica e rimanere vittime di un pericolo invisibile ed inodore era frequente.
Divinità della vita e della morte, della transizione, dei campi che si rigeneravano: la dea Mefite si manifestava così. Ella era qui da noi venerata per le particolarità geologiche di queste terre carsiche ed alcaline attraverso le quali i gas provenienti dal ventre della terra fuoriuscivano e si propagavano generando immenso stupore e timore. Era il periodo del mito delle acque, nel quale esse avevano un valore sacro poiché donavano la vita e la toglievano. Le sostanze disciolte in tali acque potevano anche guarire le persone e, in tempi in cui la medicina si limitava alla conoscenza delle erbe, alimentavano la fede nelle divinità delle acque.
Tutto questo generava e alimentava antichissimi pellegrinaggi pagani che si accompagnavano ai commerci di sale per conservare gli alimenti, allo scambio di metalli come il rame degli utensili, il ferro delle armi e l'argento degli oboli. I popoli si muovevano lungo i fiumi, col loro bestiame, si mescolavano e si contrastavano per dominare territori e risorse. Le fonti d'acqua potabile utilizzate erano le sorgenti, i fiumi, la pioggia accumulata in cisterne e i pozzi per attingere l'acqua dalla falda freatica. Il trasporto del liquido prezioso per la sopravvivenza era limitato in quanto veniva trasportato praticamente a mano o con rudimentali canalizzazioni ricavate da tronchi d'albero.
Era l'età dell'oro - quella mitica - delle acque, comune a tanti nostri luoghi dell'Appennino dell'antichità.
Prossimamente l'Archeoclub Val di Comino presenterà un nuovo Quaderno dedicato agli atti delle conferenze tenute negli scorsi anni, dedicate alle acque della Val di Comino.
Foto di "Mefite" dell'autore, scattata presso Museo dei Sanniti di Campobasso.
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