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Il cavalier Carlo Coletti, sindaco di San Donato Val di Comino (1870-1893)

di ROSANNA TEMPESTA


Carlo Coletti (26 ottobre 1828 - 12 dicembre 1893) fu sindaco di San Donato dal 1970 al 1893.

Era figlio di Giovanni, uno degli uomini più ricchi e autorevoli del luogo, e di donna Elisabetta Salvucci, figlia di Marcello, sindaco di San Donato negli anni 1810-1811.

Il padre Giovanni, appena ventenne, ottenne l’incarico di membro della Guardia Urbana e, poco più tardi, fu eletto decurione del Comune. Nel 1841, Ferdinando II lo nominò ufficiale della Corona del Regno.

Carlo, in possesso della licenza liceale conseguita presso il Real Collegio di Arpino, si trasferì a Napoli presso l’Università Federico II, dove conseguì la laurea in Giurisprudenza.

Nel 1859, sposò donna Filomena Rossini, appartenente a una delle più prestigiose famiglie di Cervaro, Dalla loro unione nacquero nove figli, sei maschi e tre femmine, i quali con i loro matrimoni si imparentarono con le principali famiglie di S. Donato (Gatti, Tata), con i Sipari di Pescasseroli (la figlia Maria sposò Saverio Sipari) e gli Antonucci di Civitella Alfedena.

Nel 1861 fu eletto nel Consiglio comunale e nel 1870, su proposta dei consiglieri e della Prefettura, ottenne la nomina regia a sindaco. Governò per ben ventitré anni.

Il 26 agosto 1876, Vittorio Emanuele lo insignì del titolo di Cavaliere dell’ordine della Corona d’Italia.


Visse nel suo palazzo di Via Duomo, che si sviluppava dall’attuale numero civico 7 al numero 19.


Opere realizzate nel periodo del suo mandato all’interno del Comune


Fin dall’inizio del suo mandato, Carlo Coletti dovette destreggiarsi tra numerosi problemi di ordine economico e pubblico. Alessio Cellucci, nel tracciare la biografia del proprio padre Lorenzo, consigliere comunale, scrisse:


Mio padre non volle mai fare il Sindaco, chi assunse questa croce fu il Cav. Carlo Coletti, uomo tanto benemerito del nostro paese e dotato di una signorilità di modi veramente incantevole.


Primi interventi:

Risistemazione e costruzione delle strade interne

Approvazione del regolamento edilizio.

Risistemazione delle” rampe” di Capolavalle e del cosiddetto “Ponte di Cucchi”, costruzione del muro di sostegno a Piazza San Matteo (oggi Piazza della Libertà), ripavimentazione di Via della Taverna (oggi Via Belfiore), Via S. Matteo, Via Pedicata, Vico Rua,

Costruzione di nuove strade interne: Via Mazzini (per molti anni denominata strada nuova), Via Dogali, la strada che collega Piazza Municipio a Via Piave, Piazza Capolavalle (oggi Piazza Carlo Coletti), Via Roma.

Acquisto di un sito dell’estensione di are 2,25 dalle sorelle Musilli per ampliare “Piazza del Convento”, parte della quale in seguito, per iniziativa del podestà Guido Massa, è divenuta giardino pubblico.

Installazione, nel 1875, di trenta lampioni a petrolio a cui nel 1889 furono aggiunti altri quattro. Nello stesso anno fu deliberata la piantagione di 23 acacie lungo la strada del Vallone, “considerato – si legge nella delibera – che esse sono molto utili alla salubrità dell’aria ed abbelliscono anche l’ingresso nell’abitato del Comune”.

Modifica a sue spese della mulattiera Aia Nuova, al lato Est detta via Folingaro, al lato Ovest via Cappella o Stalle Sarrotta, che si presentava tortuosa e larga appena un metro, con una strada di due metri e mezzo creando una linea retta tra le strade Folingaro e Cappella”.


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Costruzione di strade di collegamento con i comuni limitrofi.


Costruzione della strada per Alvito, programmata nel 1873, con inizio lavori nel 1886, che consentì la realizzazione del tratto di strada denominato Via Roma, destinato ad offrire “ai cittadini località e spazi per uso di casamento, di cui si difetta”.

Il collegamento con Picinisco fu assicurato attraverso l’acquisto del “tratto di strada rotabile che dall’in­nesto della Provinciale, detta la Ferriera, va a raggiungere l’obbligatoria Picinisco-Atina”, messo in vendita da Bernardo Bartolomucci, proprietario della cartiera situata in località Castellone.


Certamente l'opera più importante fu la realizzazione dell'acquedotto, che rifornì di acqua potabile i comuni di San Donato, Gallinaro e Settefrati, utilizzando la sorgente di Canneto, rientrante nel comune di Settefrati.

Il primo progetto del 1884 non fu realizzato a causa delle difficoltà economiche in cui versavano i comuni. Quando, però, nel dicem­bre del 1888, entrò in vigore la legge che imponeva ai comuni di fornirsi di acqua potabile “Riconosciuta pura e di buona qualità”, il Sindaco immediatamente e formal­mente invitò i Comuni di Settefrati ed Alvito a consorziarsi con S. Donato. Il comune di Alvito in un primo momento rifiutò di aderire, perché preferiva attingere da Campoli. Ottenuta assicurazione di un prestito presso la Cassa de Depositi e dei Prestiti, il 30 giugno 1892, Coletti stipulò con Settefrati un Contratto, che fissava i diritti e i doveri spettanti ai due comuni, tramite il notaio Bernardino Massa. Esso, il 3 agosto, fu approvato dalla Giunta provinciale di Caserta e registrato in Atina. Il progetto fu affidato all'ingegner Pedone e l'acqua fu analizzata a L'Aquila dal professor Giovanni Parrazzano. Purtroppo, l’acqua zampillò dalle numerose fontane, poste in diverse strade del paese, solo qualche anno dopo la sua morte.



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Altri provvedimenti


Fece costruire il cimitero di San Donato e quello di Gallinaro, che furono inaugurati solo alcuni anni dopo la sua morte Rifacimento del tetto della chiesa madre.

Istituzione della caserma dei carabinieri articolata così come lo è ancora oggi su San Donato, Settefrati e Gallinaro.

Intitolazione, nel 1873, di Piazza Tolosa a Giustino Quadrari, eminente interprete dei papiri ercolanensi, e deposizione nella chiesa di s. Maria e di s. Marcello di un suo busto marmoreo con epitaffio.

Acquisto in via Orologio di un antico palazzo, che divenne la nuova sede municipale.

Posizionamento sulla facciata di una abitazione di Piazza Capolavalle (oggi Piazza Carlo Coletti) della meridiana realizzata a Napoli su disegno dell’ing. Gaetano Musilli.

Controllo dell’ordine pubblico attraverso la regolamentazione della chiusura serale degli esercizi pubblici.

Benestare per la costruzione di un impianto di Tiro a segno alla cui pratica si iscrissero 100 persone (1891).

Valorizzazione del sito archeologico di San Fedele attraverso l’incarico dato all’ing. Gaetano Musilli di realizzare il prospetto murario, che poi fu pubblicato dal Mancini.

Accoglimento del progetto del Tenore, che prevedeva la riattivazione delle miniere. (Il sindaco, dopo aver vinto le resistenze degli assessori e dei consiglieri, che si erano dichiarati contrari, autorizzò, la concessione per dieci anni. Dopo breve tempo, però, il Tenore abbandonò l’impresa e nel 1878 lo stabilimento di Rosanisco fu assegnato ai fratelli Visocchi di Atina, che in seguito lo adibirono ad altre funzioni).


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Notevoli furono anche i suoi interventi tesi al miglioramento della vita sociale dei sandonatesi:


Concessione dell’utilizzo del casamento comunale dell’ex convento agli organizzatori di una scuola di architettura.

Ricostituzione della disciolta banda municipale detta “Filarmonica”, con creazione per il suo mantenimento di un’apposita voce nel bilancio comunale.

Costituzione della Società di mutuo soccorso. (Nel 1888, presidente l’avv. Modesto Musilli di Luigi, registrava 250 soci fondatori e 65 temporanei. L’associazione aveva uno scopo mutualistico – assistenziale).

Elargizione di premi agli studenti più volenterosi, così come si deduce dalla delibera della Giunta del 3 giugno 1873.


In virtù delle sue conoscenze giuridiche, per conto del Comune condusse tre controversie:

Controversia contro il Demanio” per gli usi civici;

Controversia in favore della Ricettizia di s. Maria e di s. Marcello in qualità di appellante”;

Controversia con Alvito per il bosco di Rosoli”.


Amante della cultura e desideroso di approfondire la conoscenza della storia della sua terra, nel 1880 commissionò una copia manoscritta della “Poliantea Casinensis”, sul cui frontespizio si legge: “Copia di notizie patrie Cominensi raccolte dal fu sacerdote don Nicola Franchi fatta per incarico dell’illustrissimo Cavaliere Sig. Carlo Coletti, sindaco di S. Donato Val di Comino, su quella del P. Cristoforo Bevilacqua dei Min.ri Riformati, anno 1880”. Ancora oggi il manoscritto è conservato nell’archivio di famiglia.


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Il Sindaco non trascurò la frazione di Gallinaro:

Concessione di un contributo a dei privati per far diventare rotabile il braccio di strada comunale di 500 metri che dalla provinciale Forca d’Acero conduce a Rosanisco, denominato Via del Casale.

Contributo per la realizzazione di un ponte di legno sul fiume Rio, che doveva collegare Rosanisco alla strada per Picinisco.

Costruzione della strada che da Vico conduce a Gallinaro.

Costruzione del cimitero

Rifacimento del selciato in Via S. Leonardo, in Via della Pretura ed in altre strade di Gallinaro.




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La figura del Sindaco ed il suo operato rimasero a lungo nella memoria dei sandonatesi. Alcuni di loro, residenti a Quincy Adams (mass) negli USA, nel 1903, scrissero una lettera al figlio Francesco per informarlo di aver costituito un Comitato di circa cento persone e di aver aperto una sottoscrizione per la realizzazione di un monumento “Alla felice memoria del benemerito sindaco in una delle piazze del paese”.


Nel 1905, all’interno della sala consiliare del municipio fu sistemato un suo busto marmoreo, fatto a Napoli dal Carginale, su basamento realizzato dagli scalpellini sandonatesi, con inciso: “A Carlo Coletti - i suoi concittadini”.




Nello stesso anno fu formato un Comitato con lo scopo di raccogliere fondi e realizzare un monumento che avrebbe dovuto ricordare la costruzione dell’acquedotto, fortemente voluto dal sindaco Coletti, e che indubbiamente aveva migliorato la situazione igienica del luogo. il progetto, oggi conservato dai suoi discendenti, fu commissionato all’architetto Castrucci di Alvito, ma non venne mai realizzato per motivi ignoti.


Nel 1938, Biagio Tempesta nel suo libro “La storia antica e recente di Donato Val di Comino” così si espresse: Al presente San Donato è una graziosa cittadina, con vie e piazza spaziose. Sono notevoli: Via Piave, Corso Vittorio Emanuele iii, Via Napoli e Via Roma; Piazza Carlo Coletti, che ricorda l’inizio della sistemazione e dell’incremento del paese, dovuti a questo infaticabile sindaco che dotò la cittadina del dono


prezioso dell’acqua potabile, derivata dalle sorgenti del Melfa in quel di Settefrati.

Alessio Cellucci scrisse: "Solo quelli che ricordano come era allora il nostro paese, e vedono poi come è stato trasformato, possono degnamente valutare l’opera di quella sapiente Amministrazione, composta dei primi galantuomini, i quali allora si potevano permettere il lusso di non esercitare la professione, e quindi potevano interamente dedicarsi al bene pubblico".


Guido Amodio nel libro intitolato “Fatti e uomini di S. Donato”, ci ha lasciato questo commento: "Se Carlo Coletti non fosse stato colpito da infarto nella notte del 12 dicembre egli avrebbe certamente mantenuto la carica per molti anni ancora, tanto era amato e stimato dall’intera popolazione. Si può certamente affermare che fra tutti i sindaci che ha avuto S. Donato egli sia stato il più provvido benefattore del paese che in effetti diede e mise a disposizione tutto se stesso oltre al suo patrimonio per il bene pubblico".

Il 12 dicembre 1998, il busto marmoreo del Cavaliere fu trasferito nella nuova sede municipale di Viale Marconi, con pubblica cerimonia, alla quale presero parte numerose autorità civili e religiose. La figura del Sindaco e le opere da lui realizzate furono ricordate con una conferenza svoltasi nella sala del teatro comunale.

BIBLIOGRAFIA


Le informazioni sono tratte tutte da: ROSANNA TEMPESTA, "San Donato Val di Comino dal Regno borbonico allo Stato unitario e l'opera del sindaco Carlo Coletti (1870.1893)", Roccasecca 2011.


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