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Chiesa di San Simeone Profeta in Alvito

[di FERDINANDO MARFELLA] - La chiesa di San Simeone Profeta è una importante chiesa parrocchiale, già Insigne Collegiata, situata nel centro di Alvito, in provincia di Frosinone. Sono qui custodite le preziose reliquie di San Valerio M., il patrono di Alvito, trasferite ad Alvito nel 1656 dalle catacombe di Santa Ciriaca in Roma.






Lo xenodochio medievale

Un primo edificio dedicato ad Alvito dedicato a San Simeone era collocato al di fuori delle mura in una posizione ancora oggi dibattuta dagli studiosi in base alle differenti fonti consultate. La prima chiesa fu costruita nel XII secolo e originariamente era in stile romanico ed aveva funzioni di xenodochio [1] per l'assistenza a malati, pellegrini e bisognosi. Venne ricostruita nel XVI secolo in seguito ad un precedente crollo dovuto ad un rovinoso terremoto.


La ricostruzione e riconsacrazione intra moenia

La nuova Chiesa di San Simeone fu eretta nell'attuale posizione intra moenia nel XVI secolo con un'unica navata e venne consacrata il 22 aprile 1574. Infatti, quest'anno si sono da poco celebrati i 450 anni dall'evento di consacrazione. Il campanile cinquecentesco è a tre livelli e fu ricavato da una preesistente torre civica di osservazione e segnalazione, inscritta nelle mura medievali. Il campanile è dotato di cinque campane. Nel XVIII secolo, la chiesa fu ristrutturata in stile barocco, che conferì alla chiesa un fascino nuovo e sontuoso. Anche la facciata è in stile barocco e presenta un portale d'ingresso incorniciato da due colonne. Dotata di una cupola con lanternino negli anni '30 del XX secolo. L'interno della chiesa è a navata unica con transetto. La navata è coperta da un meraviglioso soffitto a cassettoni lignei, opera del napoletano Remigio Sabbatini e decorato da Mattia Noletti di Alvito nel 1737. Il transetto è coperto da una volta a crociera.





La figura di San Simeone il Vecchio, detto il Profeta

La chiesa è dedicata a San Simeone in Vecchio, detto il Profeta, venerato come santo già nei primi secoli del cristianesimo. Le sue reliquie furono trasferite dai Bizantini a Costantinopoli, ma assalendola i Veneziani nel 1204, nel corso della quarta crociata, guidati da Enrico Dandolo saccheggiarono la chiesa dove si trovavano le spoglie del santo. Le reliquie furono traslate in Venezia nella locale chiesa di San Simeone Profeta. Esiste anche un'altra credenza, secondo la quale, nel VI secolo le reliquie di Simeone furono portate a Costantinopoli e da lì nel 1243 furono portate a Zara che elesse Simeone come proprio patrono.


Il santo è venerato come intercessore per le benedizioni ai bambini. L'incontro di Simeone il Vecchio con la Sacra Famiglia è ricordato il 2 febbraio, nella festa della Candelora, nota anche come "Presentazione di Gesù al Tempio", "Incontro con il Signore", o "Purificazione della Vergine". Nel calendario ecclesiastico i santi sono di sovente ricordati nell'anniversario della morte, e per questo la festa di Simeone è il 3 febbraio, giorno successivo al suo incontro con Gesù: il giorno in cui secondo la tradizione sarebbe morto. Il 3 febbraio si festeggia San Biagio, altro culto molto sentito in diversi paesi della Val di Comino.


Opere d'arte e decorazioni

In onore di San Simeone, è presente nel soffitto a cassettoni una grandiosa tela della "Presentazione di Gesù al Tempio" di Francesco Sacconio del 1738, un capolavoro di esuberanza barocca napoletana, realizzato per 50 ducati.





Dello stesso soggetto, ma di più antica fattura, è la pala dell’altare maggiore marmoreo, attribuita ad Andrea Solario detto Lo Zingaro (sec. XV-XVI). La lunetta superiore aggiunta è di un altro pittore del Settecento, Gaspare Capricci, originario di Piedimonte San Germano, ma trapiantato felicemente ad Alvito e molto attivo in tutta la Val di Comino, che ci ha lasciato le ottime copie delle opere dello Jouvenet, che adornano la cappella della Madonna di Loreto. [2]

Tra le altre opere d'arte troviamo la tavola dipinta nella cimasa raffigurante San Valerio Martire disteso e incoronato da un angelo. Un'opera realizzata dopo il 1656 per nascondere alla vista l'urna in legno dorato contenente le reliquie.

La statua di San Valerio Martire, conservata in una vetrina sopra uno dei due confessionali della chiesa. Una scultura lignea di ottima fattura, risalente a dopo il 1656, che rappresenta il santo come guerriero romano, simbolo della sua "buona battaglia della fede".

Tra le cappelle è presente una stupenda copia della Madonna del Rosario di Luca Giordano. Inoltre, troviamo nelle altre cappelle le pregevoli copie di scuola napoletana: "Anime salvate dall’Eucarestia" (scuola dello Stanzione, fine ‘600), "Sacra Famiglia" (scuola del Solimena, fine ‘700), "Sant’ Anna ed altri Santi" (scuola caravaggesca napoletana, ‘700) e "Madonna del Carmine" (scuola di Luca Giordano).

In Sacrestia è presente il quadro che ritrae una Maddalena penitente, inizialmente ritenuta una copia di scuola napoletana di ispirazione giordanesca su modello originale reniano, ma che poi si è dimostrata essere, grazie agli approfondimenti dell'Archeoclub Val di Comino, una copia rielaborata dell'originale del fiammingo Nicolas Régnier [3], attivo nella prima metà del Seicento a Roma e a Venezia, oggi esposta al Kunsthistorisches Museum di Vienna. [4] Essa si trova ad Alvito perché fu donata dal Re di Napoli Ferdinando II alla locale Confraternita della Buona Morte ed Orazione.



Tutte le Maddalene penitenti di Nicolas Régnier

  • Le figure 1-2-3 sono Maddalene penitenti tutte opere di Nicolas Régnier. Localizzazione delle opere: 1 Detroit, 2 Varsavia, 3 Wurzburg.

  • La figura 5 è il quadro presente ad Alvito prima del restauro e riportante le coperture censorie attribuite al Capricci. La figura 6 è l'attuale opera, post restauro. Si tratta di una copia di anonimo di scuola napoletana.

  • La figura 7 è l'originale di Nicolas Régnier conservato a Vienna, la figura 8 è un'opera analoga sempre di Régnier, conservata a Birmingham in UK.


Capolavori di ebanistica

In Sacrestia troviamo un crocifisso ligneo, qui in custodia e proveniente dalla chiesa di San Giovanni Evangelista, attribuito alla cerchia degli seguaci del Terzo Maestro di Anagni, primo terzo del XIII secolo. Sulle imponenti alzate del mobilio della Sacrestia sono conservate ulteriori due Crocifissioni, in splendidi cornici del Settecento.

Inoltre, sono qui presenti validissimi ebanisti-artisti del ‘700: il monumentale organo è un Catarinozzi, il coro per 12 canonici è di Giovanni Ergenberg (1760), mentre dell’800 sono il pulpito e il confessionale.


La lapide del Cardona e i sepolcri perduti

In chiesa è presente la grande lapide marmorea del XVI secolo con stemma dei Cardona, conti di Alvito nel XVI secolo, e testo in latino illeggibile. Essa identificava la sepoltura di Antonio Folk De Cardona y Requesens. La lapide, che ritroviamo oggi sulla controfacciata della chiesa, era originariamente situata dinanzi all'altare maggiore. [5]

Sotto l'altare sono presenti diversi sepolcri tra i quali un cimitero degli artisti.




Nell'ambito della manifestazione nazionale dell'Archeoclub d'Italia, XXX edizione di Chiese Aperte, domenica 12 maggio 2024 la sede Val di Comino organizzerà una visita a partire dalle ore 16:00, a cura di Luciano Santoro e di Ferdinando Marfella. Si ringrazia Gianfranco Ivano per il supporto nell'organizzazione dell'evento.




[1] Cfr. Dionigi Antonelli, "Gli ospedali delle parrocchie e degli ordini religiosi esistenti nella città e Diocesi di Sora dal secolo XI al secolo XIX", 2009.

[2] L'Archeoclub Val di Comino, nelle persone dei soci Luciano Santoro e Ferdinando Marfella, ha collaborato per supportare con documentazione e foto, il Prof. Luca Calenne per la redazione di una scheda del Capricci per la catalogazione delle opere presenti ad Alvito e San Donato Val di Comino.

[3] Nicolas Régnier, italianizzato in Nicolò o Niccolò Renieri o raramente Nicolò Mabuseo (Maubeuge, 6 dicembre 1591 – Venezia, tra il 6 ed il 20 novembre 1667), è stato un pittore fiammingo. Di scuola barocca ed influenzato dal caravaggismo, fu attivo prevalentemente in Italia. Fu anche abbozzatore, pittore ornamentale, commerciante d'arte e collezionista d'arte.

[4] L'Archeoclub Val di Comino, nella persona del socio Ferdinando Marfella, ha dedicato diversi approfondimenti relativi a questa Maddalena penitente, sin dall'identificazione.

In generale, la sede Val di Comino ha trattato il tema di Maria Maddalena in diverse occasioni, in particolare, Cfr. il secondo numero dei “Quaderni” dell'Archeoclub Val di Comino, dedicato al viaggio di Isabella d'Este Gonzaga in Provenza all'eremo della Maddalena presso Saint-Maximin-la-Sainte-Baume a Nans le Pins (Nanse) sulle montagne alle spalle di Aix, ed. del 2019.

[5] Cfr. Domenico Santoro, "Pagine Sparse Di Storia Alvitana", 1908.


BIBLIOGRAFIA

“Chiesa di San Simeone Profeta, Archivio parrocchiale.” – V. Tavernese, “L’Insigne Collegiata e Parrocchiale di S. Simeone Profeta in Alvito”, Grafiche del Liri S.R.L., 2012; 

“Libro della Cappella del Santissimo Rosario dentro la Collegiata Chiesa di San Simeone di Alvito – 1710-1772”; 

D. Santoro, “Pagine sparse di storia alvitana”, Chieti, 1908;

Dionigi Antonelli, "Gli ospedali delle parrocchie e degli ordini religiosi esistenti nella città e Diocesi di Sora dal secolo XI al secolo XIX", 2009.




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